4. La Scuola di Copenhagen


Alla rivoluzione negli assunti fondamentali della Meccanica costituita dal principio di indeterminazione corrispose un cambiamento generale nell'atteggiamento filosofico, più o meno lucido e consapevole, della maggioranza dei fisici.

Il meccanicismo laplaciano aveva fornito un saldo supporto ad una concezione materialistica del mondo, cioè alla convinzione che esiste una realtà oggettiva oltre le sensazioni umane, che questa realtà è conoscibile e che la sua evoluzione spazio-temporale è descrivibile in termini di causa ed effetto.

Con l'affermarsi della Meccanica Quantistica invece ricevettero un formidabile appoggio "scientifico" varie correnti di pensiero caratterizzate dalla negazione di tali convinzioni, in quanto metafisiche e dogmatiche, dannose al progresso della conoscenza. Queste correnti trovavano il loro punto di riferimento principale nell'interpretazione della Meccanica Quantistica della cosidetta 'Scuola di Copenhagen', formata da un gruppo di fisici gravitante attorno al danese Niels Bohr, nella cui formazione intellettuale aveva esercitato una profonda influenza l'esistenzialismo di Sören Kierkegaard.

Semplificando molto, si può tentare di condensare le posizioni della Scuola di Copenhagen nelle seguenti affermazioni

  1. La Meccanica Quantistica, nata da osservazioni sperimentali e le cui previsioni teoriche hanno ricevuto numerose conferme sperimentali, dice tutto quello che può essere detto sui fenomeni naturali.
  2. Il fisico accede solo a misure; le leggi fisiche sono solo correlazioni tra misure e non permettono inferenze su entità oggettive: l'indagine sulla natura di tali entità, se mai ha un senso, è un problema extrafisico.
  3. Il Principio di Indeterminazione pone limiti invalicabili alla possibilità di alcune misure; tali limiti non derivano da difficoltà operative, ma sono intrinseci alle modalità di costruzione delle conoscenze scientifiche.

Più specificatamente, secondo le concezioni della Scuola di Copenhagen

  1. non ha senso parlare di realtà oggettivamente esistente;

    La particella elementare non è una formazione nello spazio e nel tempo ma, in un certo modo, solo un simbolo adottando il quale le leggi naturali assumono una forma particolarmente semplice. (Heisenberg)


  2. la realtà non è comprensibile;

    Più profondamente penetriamo, più irrequieto diventa l'universo e più vago e nebbioso. (Born)


  3. la realtà non segue leggi causali;

    In un certo stato di un sistema (oggetto) si possono fare in generale solo previsioni statistiche (probabilità primaria) sui risultati di osservazioni future; il risultato di una singola osservazione non è invece determinato da leggi ed è quindi senza causa. (Pauli)


  4. l'avvento della Meccanica Quantistica segna la fine del determinismo in tutti i campi del pensiero umano e permette una più piena comprensione della vita.

    La nuova situazione che ci siamo trovati di fronte nella Meccanica Quantistica ha aperto una breccia verso il problema della vita e in altri campi del pensiero umano che si è liberato dalle catene deterministiche della Fisica Classica. (Heitler)


Ma molti tra gli stessi fisici che avevano contribuito da protagonisti allo sviluppo della Meccanica Quantistica come Einstein, Planck, Schrödinger, De Broglie, finché ebbero vita, rimasero sempre irriducibili antagonisti della Scuola di Copenhagen, anche se questa negli anni era andata imponendosi come ortodossia dominante.

In particolare le convinzioni ontologiche di Einstein, che i suoi avversari avrebbero definito ingenue, furono esplicitamente dichiarate ne 'Il mondo come lo vedo io' (1934):

La convinzione che esista un mondo esterno, indipendente dal soggetto che lo percepisce, è la base di tutta la scienza naturale. Poiché, però, la percezione sensoriale ci fornisce solo un'informazione indiretta su questo mondo esterno, o 'realtà fisica', noi possiamo afferrare quest'ultima solo con mezzi speculativi. Ne deriva che le nostre nozioni di realtà fisica non possono mai essere definitive. Noi dobbiamo essere sempre pronti a cambiare queste nozioni, cioè la struttura assiomatica della fisica, per poter considerare i fatti percepiti in modo sempre più perfetto, da un punto di vista logico.


Data la stima reciproca e, talora, anche l'affetto che pur esistevano tra i fisici dei diversi schieramenti e date le frequenti occasioni d'incontro prima della seconda guerra mondiale, il dibattito tra di essi fu continuo e profondo, come testimonia, ad esempio N. Bohr nella sua 'Discussione con Einstein sui problemi epistemologici della Fisica Atomica' (in 'Albert Einstein scienziato e filosofo', Boringhieri 1958) e verteva, ovviamente, non su assunti metafisici, ma su un riesame sempre più approfondito dei fondamenti sperimentali e teorici della Meccanica Quantistica.