Alla rivoluzione negli assunti fondamentali della Meccanica costituita dal principio di indeterminazione corrispose un cambiamento generale nell'atteggiamento filosofico, più o meno lucido e consapevole, della maggioranza dei fisici.
Il meccanicismo laplaciano aveva fornito un saldo supporto ad una concezione materialistica del mondo, cioè alla convinzione che esiste una realtà oggettiva oltre le sensazioni umane, che questa realtà è conoscibile e che la sua evoluzione spazio-temporale è descrivibile in termini di causa ed effetto.
Con l'affermarsi della Meccanica Quantistica invece ricevettero un formidabile appoggio "scientifico" varie correnti di pensiero caratterizzate dalla negazione di tali convinzioni, in quanto metafisiche e dogmatiche, dannose al progresso della conoscenza. Queste correnti trovavano il loro punto di riferimento principale nell'interpretazione della Meccanica Quantistica della cosidetta 'Scuola di Copenhagen', formata da un gruppo di fisici gravitante attorno al danese Niels Bohr, nella cui formazione intellettuale aveva esercitato una profonda influenza l'esistenzialismo di Sören Kierkegaard.
Semplificando molto, si può tentare di condensare le posizioni della Scuola di Copenhagen nelle seguenti affermazioni
Più specificatamente, secondo le concezioni della Scuola di Copenhagen
non ha senso parlare di realtà oggettivamente esistente;
la realtà non è comprensibile;
la realtà non segue leggi causali;
l'avvento della Meccanica Quantistica segna la fine del determinismo in tutti i campi del pensiero umano e permette una più piena comprensione della vita.
Ma molti tra gli stessi fisici che avevano contribuito da protagonisti allo sviluppo della Meccanica Quantistica come Einstein, Planck, Schrödinger, De Broglie, finché ebbero vita, rimasero sempre irriducibili antagonisti della Scuola di Copenhagen, anche se questa negli anni era andata imponendosi come ortodossia dominante.
In particolare le convinzioni ontologiche di Einstein, che i suoi avversari avrebbero definito ingenue, furono esplicitamente dichiarate ne 'Il mondo come lo vedo io' (1934):
Data la stima reciproca e, talora, anche l'affetto che pur esistevano tra i fisici dei diversi schieramenti e date le frequenti occasioni d'incontro prima della seconda guerra mondiale, il dibattito tra di essi fu continuo e profondo, come testimonia, ad esempio N. Bohr nella sua 'Discussione con Einstein sui problemi epistemologici della Fisica Atomica' (in 'Albert Einstein scienziato e filosofo', Boringhieri 1958) e verteva, ovviamente, non su assunti metafisici, ma su un riesame sempre più approfondito dei fondamenti sperimentali e teorici della Meccanica Quantistica.