2. Il metodo scientifico.


In estrema sintesi, un metodo di studio scientifico, secondo le indicazioni proposte negli scritti di Galileo, deve conformarsi ai seguenti criteri.

1. Rifiuto del principio di autorità.

Non esiste nessuno che in virtù della stima di cui gode possa fornire in modo definitivo le verità sui problemi che si affrontano. Lo studio scientifico è ricerca, spesso faticosa e lunga, che non ha mai termine. I suoi risultati sono provvisori e rappresentano non la verità ma la cosa meno sbagliata che si può dire sulle tematiche affrontate.

L'unica autorità è, per Galileo, il "grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo)". Ovviamente il ricercatore si confronta con i risultati ottenuti dai suoi predecessori ma li sottopone ad una critica rigorosa, valutando se corrispondono pienamente ai dati sperimentali in suo possesso.

2. Il laboratorio.

Aristotele non era uno sprovveduto. Osservava e registrava accuratamente i fatti naturali (quindi leggeva il "grande libro") e li correlava con logica stringente. La sua scienza è sembrata definitiva per secoli. Ma l'osservazione dei fatti naturali quando e come spontaneamente si producono in molti casi ne rende complicata o addirittura impossibile l'analisi. Basta considerare che in natura ogni singolo accadimento, in un certo luogo e in un certo momento, è unico: non è mai successo prima e non succederà più.

Per poter congetturare delle regolarità nei fatti naturali, cioè per avere la comprensione non di un singolo fatto ma di tutta una serie di fatti assimilabili (cioè di un fenomeno), bisogna produrre artificialmente i fatti stessi in condizioni il più possibile controllate da parte dell'osservatore.

Galileo introduce quindi il concetto di esperimento in laboratorio.

Il laboratorio non è tanto un posto ma soprattutto un metodo che consiste essenzialmente nei seguenti passi.