GIACOMO CALANCHI - CLASSE 5N - A.S. 2006/2007
I solidi semiconduttori
Risultati degli
esperimenti di interazione tra fotoni ed elettroni
PROGETTO LAUREE SCIENTIFICHE
Università di Bologna - Facoltà di Fisica
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Per lo studio e l’analisi dei fenomeni microscopici che avvengono all’interno dei semiconduttori occorre conoscere il comportamento delle particelle a livello atomico.
Gli elementi protagonisti sono gli elettroni: i processi e le proprietà che li caratterizzano sono responsabili di gran parte dei fenomeni molecolari.
L’aspetto più rilevante per lo studio dei semiconduttori è l’applicazione della meccanica quantistica alla descrizione degli elettroni (e quindi dei loro stati) all’interno di un solido. Questa teoria fornisce unicamente indicazioni statistiche sulla possibilità che una particella occupi o meno una regione di spazio. Uno dei fondamenti della meccanica quantistica infatti è il principio di indeterminazione di Heisenberg che prevede l’impossibilità di determinare velocità e posizione di un elettrone congiuntamente e dunque di descriverne il moto in maniera deterministica. All’orbita elettronica viene sostituita la funzione orbitale elettronico. Questa descrive la densità della nube elettronica, cioè la distribuzione di probabilità dell’elettrone attorno al nucleo.
Inoltre, l’energia di una elettrone che si muove all’interno di un campo di forze attrattive non può assumere qualsiasi valore ma solo alcuni valori detti livelli energetici. La funzione dell’energia non è continua bensì discreta, quantizzata. Il livello più basso di energia (dove l’elettrone è più vicino al nucleo) è definito stato fondamentale, mentre gli altri (dove l’elettrone ha maggiore energia) stati eccitati o livelli e sono instabili, in quanto l’elettrone, cedendo energia sotto forma di onde elettromagnetiche, tende ad occupare livelli con energia inferiore. Lo stato fondamentale è stabile poiché è il valore base sotto il quale non si può scendere (infatti i quanti non sono frazionabili).
L’emissione e l’assorbimento di energia da parte di un atomo, quindi lo spostamento di un elettrone da un livello ad un altro, sono definiti dall’equazione
dove h è la costante di Planck (
)
e ν è la frequenza.
A seconda del numero di elettroni e del numero di livelli presenti in un atomo si modificano le proprietà chimico/fisiche dello stesso.
1. Divisione dei livelli energetici
Gli elettroni più interni, più vicini al nucleo, sono troppo vincolati ad esso per interagire “con l’esterno”. La struttura degli elettroni interni e del nucleo non è modificata dalla ricombinazione della nube elettronica di un atomo. Il nucleo e gli elettroni molto prossimi ad esso vengono definiti nocciolo ionico. Gli elettroni più esterni sono la causa di tutti i processi caratteristici dell’atomo stesso (legame chimico, interazione fotoelettrica, spettri di assorbimento/emissione). Sono chiamati elettroni di valenza. Questo valore definisce la capacità di un elemento di a combinarsi con uno o più atomi (numero di legami).
In natura è molto difficile trovare elementi “puri” al 100%, poiché gli atomi tendono a completarsi vicendevolmente interagendo a livello elettronico. Come si è detto gli elettroni di valenza sono i responsabili dei legami interatomici e, in generale, gli atomi tendono a completare quest’area raggiungendo la situazione di equilibrio, data da otto elettroni (regola dell’ottetto). Infatti, ad un minor numero di elettroni di valenza corrisponde una maggior tendenza dell’atomo ad integrare la mancanza attraverso legami con altri e viceversa.
Quando due atomi si avvicinano tra loro, le cariche in gioco danno origine a forze e le nubi elettroniche si distorcono modificando i livelli energetici. Legandosi, il sistema formato dai due atomi arriva ad uno stato, più stabile, di minore energia.
Vi sono varie tipologie di legame: covalente, ionico e metallico più altri tipi di interazione debole. Per lo studio dei semiconduttori è necessario conoscere le proprietà del legame covalente che si instaura tra due atomi con elettronegatività (capacità degli atomi di attrarre elettroni) uguale o simile. Questi possono legarsi mettendo in comune una coppia di elettroni, ciascuna delle quali determina un legame covalente. Gli orbitali degli elettroni di valenza si perturbano e danno origine ad una nube elettronica che avvolge la congiungente interatomica, descritta dalla funzione orbitale molecolare. Il numero di legami covalenti che un elemento può stabilire è pari al numero di valenza dello stesso.
2. - Fasi di formazione del legame covalente
Un legame rigido, definito e regolato da un’energia di
notevole entità, tra milioni e milioni di atomi (occorre sempre fare i conti
con il numero di Avogadro
) origina un solido, il quale ha, al suo interno, una
disposizione definita delle particelle che lo compongono. Esistono due possibili
disposizioni: disordinata che forma solidi amorfi (es. vetro); ordinata,
regolare che forma solidi cristallini (o cristalli). I solidi
cristallini prevedono una disposizione geometrica organizzata e costante (entro
limiti che verranno descritti) degli atomi, queste posizioni rappresentano il reticolo
cristallino.
Il reticolo cristallino è formato dalla ripetizione di migliaia di celle elementari che costituiscono l’unità base del cristallo e può essere ottenuto dalla sovrapposizione di più celle unitarie.
In natura un reticolo cristallino perfettamente organizzato è un caso limite, impossibile da raggiungere. Infatti ogni cristallo contiene imperfezioni strutturali e/o molecolari.
Morfologicamente le imperfezioni sono divise in:
Le imperfezioni modificano, a seconda della loro entità, alcune proprietà del solido.
Oltre alle imperfezioni strutturali concorrono a modificare particolari parametri (soprattutto la conducibilità) del solido anche le impurezze, cioè atomi estranei al cristallo standard che entrano nel reticolo in posizioni vicariali, in quantità più o meno consistenti. In ogni caso un solido “purissimo” contiene almeno 106 impurezze per metro cubo.
Durante la formazione di solidi cristallini gli orbitali atomici si fondono componendo orbitali cristallini estesi a tutto il volume occupato dal medesimo. Gli elettroni di valenza non risultano più legati ad un unico atomo ma sono in grado di spostarsi all’interno del volume, sono delocalizzati. A questi non corrispondono più livelli discreti di energia ma moltissimi valori vicinissimi tra loro. Questi intervalli sono definiti bande di energia, poiché al loro interno i livelli energetici sono praticamente continui. La banda energetica più esterna è la banda di valenza.
Queste bande possono essere separate da intervalli che non sono occupati da nessun elettrone: sono detti intervalli proibiti o gap energetici. I gap hanno un’importanza notevole nello studio dei conduttori, dei semiconduttori e degli isolanti e caratterizzano soprattutto la conducibilità dei solidi. Infatti quest’ultimo parametro dipende da quanto gli elettroni “sono lasciati liberi” di scorrere lungo il volume del solido, se sottoposti ad una differenza di potenziale, cioè di acquisire energia cinetica da un campo elettrico. Per questo è opportuno definire il concetto di banda di conduzione, ovvero l’insieme di quei livelli energetici (molto vicini) che, assunti dagli elettroni, permettono loro di acquisire una determinata velocità all’interno del reticolo, se sottoposti ad una differenza di potenziale. Secondo queste proprietà sono definite tre classi di solidi:
3. - Bande nei metalli e negli isolanti
I semiconduttori sono elementi (es. silicio, germanio e gallio) o composti (es. arseniuro di gallio, arseniuro di gallio e alluminio, antimoniuro di indio, fosfuro di indio...) che presentano particolari caratteristiche elettriche ed elettroniche:
La spiegazione alla variazione sostanziale di resistività, alla dipendenza delle proprietà elettriche dalla conformazione reticolare del cristallo e la fotoconducibilità sono da ricercarsi nella struttura delle bande nei solidi cristallini semiconduttori. Queste infatti non differiscono qualitativamente dagli isolanti (dove è presente un ampio gap energetico tra banda di conduzione e banda di valenza) ma quantitativamente. Nei semiconduttori questi valori proibiti di energia hanno un intervallo sensibilmente inferiore che può essere superato. Fornendo al reticolo una quantità di energia non elevata, è possibile sciogliere legami elettronici e svincolare gli elettroni dalle loro posizioni standard promuovendoli nell’area di conduzione.
4. - Bande nei semiconduttori
Quando un elettrone è “promosso” da banda di valenza a banda di conduzione lascia un livello “vuoto”. A livello di legame, viene rotto il rapporto con l’atomo al quale era vincolato e si crea un buco nel reticolo cristallino.
5. - Coppia elettrone/lacuna
Questa mancanza è definita lacuna ed è un fenomeno frequente nei cristalli semiconduttori a temperatura ambiente. La peculiarità delle lacune è che si comportano, all’interno di un solido sottoposto ad una differenza di potenziale, proprio come gli elettroni: si muovono. Avendo formalmente carica opposta agli elettroni si spostano in direzione contraria ad essi. Ciò è provocato dallo spostamento di elettroni di valenza degli atomi circostanti che si muovono e vanno ad occupare il posto lasciato vuoto, generando, a loro volta, altre lacune. Questo significa che, applicando una tensione ai capi di un cristallo semiconduttore a temperatura ambiente, la corrente coinvolgerà sia elettroni di conduzione sia lacune. Da ciò ne deriva che la conducibilità, in un semiconduttore, dipende sia dalle cariche negative (elettroni) sia dalle cariche positive (lacune).
È possibile ricavare, facendo riferimento al modello di Drude, le espressioni della conducibilità.
Essendo il reciproco della resistività si ottiene:
Sostituendo la formula della resistività si ottiene:
dove me è la massa dell’elettrone, ne è il numero di elettroni, e è la carica dell’elettrone e τè il tempo libero medio (tempo medio tra le collisioni degli elettroni con gli atomi eccitati del reticolo cristallino).
Da questa relazione è possibile isolare la variabile mobilità:
Ricavata questa formula è possibile definire quella della conducibilità in un semiconduttore:
Come descritto nel paragrafo 1.3, ogni cristallo contiene impurezze. Anche i solidi definiti “puri” hanno, nel reticolo cristallino, atomi non dello stesso elemento chimico. Ciò che rende i semiconduttori così modificabili per le varie esigenze tecnologiche, è la capacità che hanno di variare la conducibilità in funzione della densità e del tipo di impurezze.
In un cristallo semiconduttore puro, che contiene al suo interno una densità trascurabile di impurezze, la conducibilità è determinata dalla promozione di elettroni da banda di valenza a banda di conduzione, per eccitazione termica (par. 2.5) e, quindi, dalla creazione di coppie lacuna-elettrone. Un cristallo di questo tipo, a temperatura ambiente, ha scarsa conducibilità, determinata dal basso numero di coppie elettrone-lacuna e il rapporto elettroni/lacune è uguale a 1.
In un cristallo semiconduttore, nel quale siano state inserite artificialmente impurezze (drogato), la conducibilità è determinata, per buona parte, dal tipo e dalla concentrazione delle medesime. Esistono due tipi di impurezze:
6. - Impurezza donore e impurezza accettore - Un atomo di silicio è sostituito da uno di fosforo pentavalente (sinistra) oppure da uno di boro trivalente (destra)
Variando il tipo di impurezza è possibile determinare quali saranno, all’interno del semiconduttore, i portatori maggioritari, cioè quale tipo di carica prevarrà sull’altra.
Sono definiti semiconduttori di tipo n quelli con impurezze donori, all’interno dei quali i portatori maggioritari sono elettroni della banda di conduzione; sono definiti semiconduttori di tipo p quelli con impurezze accettori, dove i portatori maggioritari sono lacune della banda di valenza.
I semiconduttori presentano due tipi di comportamento, in funzione delle impurezze interne:
Allo zero assoluto (0° K) un semiconduttore presenta conducibilità uguale a zero. A temperatura ambiente questo parametro è maggiore. Ciò è dovuto all’energia termica irraggiata, dall’esterno, nel cristallo semiconduttore. Infatti, alla temperatura asintotica di 0° K, il reticolo cristallino è immobile e gli elettroni di valenza sono saldamente vincolati, da legami covalenti, ai propri atomi. Con l’aumentare della temperatura viene fornita energia termica al solido, gli atomi aumentano la loro eccitazione e ciò provoca la rottura di alcuni legami elettronici e la produzione di coppie elettrone-lacuna. A livello di bande, questo significa dare all’elettrone un’energia superiore a quella del gap energetico tra banda di valenza e banda di conduzione.
Formalmente la concentrazione di elettroni e di rispettive lacune è descritta dalla funzione:
dove KB
è la costante di Boltzmann (
), EG è
l’energy gap e T è la temperatura.
Un fenomeno con effetti simili deriva dalle peculiari proprietà ottiche dei semiconduttori. Anche in questo caso l’interpretazione si trova nella teoria delle bande. Infatti, quando si illumina un cristallo semiconduttore, lo si investe di una certa quantità di energia determinata dall’equazione
Si presentano due casi:
,
i fotoni non danno luogo a nessuna reazione da parte del
cristallo. La radiazione elettromagnetica, in questo intervallo di frequenza,
potrà oltrepassare il solido semiconduttore.
7. - Schema della produzione di coppie elettroni/lacune per effetto fotoelettrico interno
Scopo dell’esperimento è l’osservazione del comportamento della resistività in metalli e semiconduttori entro un certo range di temperature e l’analisi delle differenze tra questi.
La strumentazione utilizzata è composta da:
8. - Strumentazione
È stato versato, all’interno del dewar, azoto liquido a sufficienza per immergere il dito freddo. Dopo aver chiuso la camera interna con il coperchio alla sommità, è stato osservato il calo di temperatura tramite il display situato sull’unità elettronica di controllo. Raggiunta una temperatura stabile di 135°K (al di sotto della quale non è stato possibile andare) è stata avviata la registrazione, secondo per secondo, delle resistenze dei vari campioni e della temperatura ed è stato acceso il riscaldatore. La registrazione si è conclusa a 411°K.
Di seguito sono riportati i grafici della variazione di temperatura in funzione del tempo e della variazione di resistenza dei campioni in funzione della temperatura del sistema.
1 - Variazione della temperatura in funzione del tempo
Come si intuisce dall’andamento della curva, il cestello di ottone non varia costantemente la sua temperatura (infatti la curva non è monotona) ma presenta degli intervalli in cui essa non cresce. In questi lassi di tempo la massa dell’ottone è più lenta ad acquisire calore dal riscaldatore.
Il range di temperature registrato varia da 136,63°K a 411,6°K.
2 - Variazione della resistenza dei campioni in funzione della temperatura
Già dall’andamento delle tre curve si nota la differenza tra metalli e semiconduttore. I metalli presentano curve monotone, approssimabili a rette. In particolare, il rame presenta un comportamento che verifica perfettamente le leggi di Ohm. Il campione di germanio reagisce in due modi differenti alla temperatura. In un primo intervallo termico (da 136°K a circa 360°K) il campione si comporta, con buona approssimazione, come un conduttore ohmico. Da 360°K circa, il campione assume un comportamento opposto, diminuendo drasticamente la resistenza all’aumentare della temperatura. Nel primo intervallo termico il germanio è in regime estrinseco, i portatori maggioritari sono determinati dalle impurezze, di tipo n, all’interno del cristallo, la resistenza aumenta con la temperatura poiché diminuisce la mobilità. Nel secondo intervallo termico il campione è in regime intrinseco, i portatori maggioritari sono determinati dalla relazione che lega elettroni/lacune alla temperatura, il ruolo delle impurezze è trascurabile.
Per l’analisi dell’energy gap, allo zero assoluto, occorre analizzare appunto quest’ultima zona del grafico.
Il grafico di
, nell’intervallo termico a regime estrinseco, rappresenta
una curva che, con buona approssimazione, è una retta
.
Il coefficiente angolare è
dove Eg(0) è l’energy gap a 0°K e
KB è la costante di Boltzmann (
).
[Questo metodo è utilizzato “così com’è”, senza fornirne una motivazione matematica che sconfinerebbe in analisi statistiche al di fuori dei programmi ministeriali della scuola secondaria.]
3 - LNR(Ge) in funzione di 1/T
4 - Particolare del grafico LNR(Ge) in funzione di 1/T della zona intrinseca
Per determinare la suddetta retta occorre cercare il
coefficiente della retta di regressione lineare (che approssima l’andamento
della curva
).
Utilizzando questa funzione con un programma di
elaborazione dei dati, si ottiene il valore
.
Sostituendo alla formula il valore a si ottiene
convertendo il risultato in eV si ottiene
5 - Regressione lineare del grafico LNR(Ge) in funzione di 1/T
Confrontando questo risultato con il valore dell’energy gap
standard (
) si nota un’inesattezza consistente. Ciò è dovuto all’errore
di misurazione del termometro a diodo che, influenzato dal rumore esterno, ha
inviato dati imprecisi per molti valori. Come risulta dall’ingrandimento del
grafico precedente, la curva non è ben definita ma presenta punti “incoerenti”.
6 - Zoom della zona ad alta temperatura
Scopo dell’esperimento è l’analisi della variazione di conducibilità nei semiconduttori, stimolati da onde elettromagnetiche di diversa lunghezza d’onda e, di conseguenza, diversa energia e l’interpretazione dell’effetto fotoelettrico interno per la ricerca dell’energy gap.
La strumentazione utilizzata è formata da diverse apparecchiature che svolgono, nell’economia dell’esperimento, funzioni diverse. Possono essere divise in:
emissione/diffrazione della luce:
produzione/rilevazione dei segnali elettrici:
Di seguito è riportato lo schema dei collegamenti:
È stata fatta ruotare la base rotante del reticolo di
diffrazione fino a raggiungere un angolo (tra la normale allo stesso e la
direzione del fascio luminoso) di 60° (
).
È stato posizionato il campione semiconduttore tra la lente
2 e il sensore piroelettrico e, dopo aver configurato il software di
registrazione dati in funzione dell’angolo descritto dalla base rotante del
reticolo di diffrazione, è stato avviato l’intero apparato strumentale (motore
del chopper, lampada, amplificatore lock-in e base rotante del reticolo di
diffrazione). La base rotante ha velocità angolare
.
Il software di raccolta dati fornisce la registrazione di quattro valori in tempo reale:
La registrazione dei valori è stata effettuata facendo girare il cristallo di diffrazione di 120° (la normale al reticolo ha descritto angoli da -60° a +60° rispetto la direzione di propagazione del fascio luminoso) in un tempo di 100 secondi.
Il grafico dei potenziali in funzione della lunghezza d’onda (dipendente dall’angolo descritto dal reticolo di diffrazione) mostra gli andamenti delle tensioni.
È interessante notare che:
Per un’analisi più approfondita riguardo le energie occorre determinare il rapporto tra angolo descritto dal cristallo di diffrazione e lunghezza d’onda del fascio luminoso monocromatico emesso dallo stesso.
Le specifiche della strumentazione offrono la formula per determinare la lunghezza d’onda della luce monocromatica (misurata in nm) in funzione dell’angolo descritto dalla normale al reticolo
dove i coefficienti sono dati dal costruttore e sinθ è il seno dell’angolo descritto, espresso in radianti.
L’energia del fascio luminoso monocromatico sarà
ricordando che
Stabilito il rapporto tra angolo ed energia si può passare all’analisi dei grafici, per determinare il valore dell’energy gap.
7 - Andamento dei potenziali in funzione della lunghezza d'onda della luce
Il grafico presenta due variazioni del comportamento del campione di germanio (una per angoli positivi e una per angoli negativi):
Le zone in cui le due curve invertono le loro tendenze e si intersecano sono utili a determinare il livello di soglia dell’energy gap.
8 - Particolare del primo punto di intersezione
9 - Particolare del secondo punto di intersezione
I valori dell’energy gap si ottengono studiando gli intervalli dove il sensore piroelettrico e il campione si “scambiano” i potenziali. Come si nota dal grafico, ad un innalzamento del potenziale al campione si accompagna un abbassamento dello stesso al sensore piroelettrico. Tracciando una retta passante per il punto di massimo potenziale del campione e determinando la retta di regressione lineare, per i valori nell’intervallo tra il potenziale massimo e il potenziale minimo, si ottiene la prima soglia dell’energy gap. Facendo lo stesso per il sensore piroelettrico (tracciando però una retta passante per il punto di minimo potenziale) si ottiene un’altro punto dall’intersezione tra la retta di regressione e la retta passante per il minimo.
Nel caso del germanio i punti sono:
A (-1,57113757·10-6;3,23794493);
B (-1,51168283·10-6;0,0384507141);
C(1,56984191·10-6;0,0395196901);
D(1,70356·10-6;1,29034525).
Le ascisse di questi punti sono le lunghezze d’onda (espresse in m) del fascio di luce monocromatico; convertendole in energie (espresse in eV) si ottiene:
La media dei valori trovati è:
l’errore è:
dunque il valore estrapolato è:
, risultato comparabile con i valori standard reperibili nei
testi scientifici (EG=0,77eV).
Lo stesso procedimento per il campione di silicio ha prodotto un risultato molto vicino ai valori di riferimento (G=1.1 eV):
10 - Grafico e particolari dell'andamento dei potenziali in funzione della lunghezza d'onda
A. Caforio, A. Ferilli, Nuova Physica 2000 volume 3, Le Monnier
S. Grove, Fisica e tecnologia dei dispositivi a semiconduttore, Ingegneria elettrica Franco Angeli Editore
P. Pistarà, Moduli di chimica, Atlas
R. Bigoni, Note didattiche, www.robertobigoni.it
R. Fieschi, R. Roncaglia, Dal silicio al computer, Istituto Nazionale Fisica Materia Media
D. Cavalcoli, I metalli e i semiconduttori, le proprietà elettriche, Università di Bologna, Dipartimento di Fisica