Ottica Geometrica

(note a cura di Roberto Bigoni)


Principi fondamentali.

Alcuni fenomeni ottici possono essere spiegati, almeno nei loro aspetti fondamentali, costruendo modelli geometrici in base ai seguenti principi.

 


Specchi

 


Diedri (prismi)

Se un mezzo ottico trasparente è delimitato rispetto all'esterno da due superfici piane che formano un angolo di apertura φ un raggio che penetra in esso dall'esterno è, di norma, soggetto a due rifrazioni, la seconda in senso contrario alla prima. Le due rifrazioni producono una deflessione del raggio originario.

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Nello stesso mezzo ottico colori diversi hanno indici di rifrazione diversi, quindi, a parità di angolo di incidenza e di mezzo ottico, colori diversi hanno deflessioni diverse. Se un raggio, come ad esempio la luce bianca, è in realtà la sovrapposizione di più raggi monocromatici, ognuno di questi raggi viene deflesso su un percorso diverso da quello degli altri. Il prisma può quindi evidenziare lo spettro di un raggio composto.

Viceversa, conoscendo l'angolo di deflessione di un colore, si può determinare il suo indice di rifrazione.

Se l'angolo tra le superfici rifrangenti è nullo, cioè le due superfici sono parallele, il diedro si riduce ad una lastra; le due successive rifrazioni di un raggio si neutralizzano a vicenda e la deflessione finale del raggio è nulla, cioè la direzione di uscita è parallela alla direzione di entrata.

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Sfere

In un mezzo ottico con indice di rifrazione n>1, delimitato da una superficie sferica di centro O, un raggio luminoso AB proveniente dall'esterno ha un angolo di incidenza i e un angolo di rifrazione r rispetto al raggio OB. La parte rifratta del raggio incide sulla superficie in C con angolo di incidenza r e una parte di essa viene riflessa con angolo di riflessione r. A sua volta questa parte colpisce la superficie in D, sempre con angolo di incidenza r, e viene rifratta all'esterno con angolo di rifrazione r' rispetto al raggio OD. Quindi una quota di un raggio di direzione AB proveniente dalle spalle di chi osserva la sfera, viene vista dall'osservatore come proveniente dalla sfera con direzione DE.

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Questo modello permise a Cartesio di render conto di alcune delle principali caratteristiche fisiche dell'arcobaleno.

 


Lenti

Un mezzo ottico delimitato da due calotte sferiche coassiali è una lente sferica. L'asse ottico è la retta che passa per i centri delle sfere da cui sono ricavate le calotte.

Se la lente è sottile, tutti i raggi parassiali monocromatici (paralleli all'asse ottico, molto vicini ad esso e dello stesso colore), attraversando la lente, possono

Sempre nell'ipotesi di lente sottile, si può assumere che tra i vertici delle calotte le superfici delle lenti siano parallele: in questa zona la lente si comporta come una lastra. Detto C (centro) il punto intermedio tra i vertici, si può quindi assumere che i raggi passanti per C non vengano deflessi.

Dato un punto sorgente S e tracciando da esso il raggio parallelo all'asse ottico e il raggio passante per C, se i raggi emergenti dalla lente convergono, il punto di convergenza I è un'immagine reale di S. Se invece i raggi emergenti dalla lente divergono, il punto I di convergenza dei loro prolungamenti è un'immagine virtuale di S.

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Ottica Ondulatoria

I principi dell'ottica geometrica non possono rendere conto di altri importanti fenomeni luminosi come l'interferenza e la diffrazione, per spiegare i quali risultata necessaria l'interpretazione dei fenomeni luminosi come dovuti alla propagazione di onde sinusoidali nei campi elettromagnetici.


ultimo aggiornamento: dicembre 2016