(a cura di R. Bigoni)
Questa pagina fornisce le traduzioni in dialetto ferrarese di alcune parole italiane acccompagnate da una loro ricostruzione etimologica.
La forte attrazione della lingua italiana nel secolo scorso dovuta prima alla scolarizzazione della popolazione, poi alla diffusione della radio e della televisione e infine alla meccanizzazione dell'agricoltura e alla conseguente emigrazione verso le zone più industrializzate del Nord della popolazione prima impiegata nel bracciantato agricolo, ha fatto sì che l'uso del dialetto si riducesse moltissimo. Anche tra i persistenti dialettofoni il dialetto ora è riservato all'ambito della famiglia e degli stretti conoscenti. Molte parole dialettali sono scomparse sostituite dalle equivalenti italiane o perché non esistono più le cose cui si riferivano. Viceversa molte parole italiane, soprattutto i neologismi politici, legali, scientifici e tecnici, sono state accolte nel dialetto integre o con lievi adattamenti fonetici.
Questo vocabolarietto si interessa quasi solamente dei vocaboli dialettali che non siano una recente e diretta importazione dall'Italiano, cioè quelli che più si allontanano dal vocabolo italiano corrispondente e che quindi appaiano direttamente evoluti da etimi latini, greci, celtici, germanici o di altra provenienza.
Per fare qualche esempio, la parola al problema può essere tranquillamente usata parlando in Ferrarese, ma è una parola italiana giunta direttamente dal Greco per la quale il Ferrarese non ha prodotto autonomamente un equivalente. Il computer è al kompjùter anche in Ferrarese, ma è chiaro che si tratta di un acquisto dall'Italiano che a sua volta l'ha mutuato da una parola inglese di recente formazione dotta a partire da una base latina. La purea di patate è al purè, che viene direttamente dall'Italiano che a sua volta l'ha importato del Francese. Qualche decennio fa i Ferraresi erano governati da al Dùce, ma è chiaro che duce non è parola ferrarese. Nel territorio ferrarese tutti capiscono cosa significa munizìpi, che però non è che un adattamento di municipio alla fonetica ferrarese e comunque un Ferrarese dialettofono che sta andando in municipio molto probabilmente dirà a vaɣ in kumùŋ.
Probabilmente capiterà anche di sentir dire al pipistrel per indicare il mammifero volante che per secoli è stato al barbastél, come barbastél
in vari luoghi era denominato l'aquilone che speriamo non sia già diventato aquilón. Di norma comunque chi parla Ferrarese commuta disinvoltamente tra dialetto e Italiano.
Nella pagina Il dialetto ferrarese si propone una possibile storia della formazione ed evoluzione di questo dialetto.
Il database dal quale si estraggono le ricostruzioni etimologiche è lo stesso usato nella pagina Radici di questo sito, alla quale ci si può riferire per le parole identiche a quelle italiane o chiaramente più o meno direttamente importate dall'Italiano. Alla stessa pagina si fa riferimento per le principali fonti usate nella ricerca etimologica.
Il dialetto ferrarese non ha consonanti doppie e non ha la consonante che nell'ortografia italiana è resa con il digramma sc come in scena o scienza.
Le altre vocali e consonanti, se si eccettuano le particolari colorature della a e della l che normalmente un Ferrarese non avverte e che
mantiene spesso anche parlando Italiano, coincidono con quelle dell'Italiano. Tuttavia la corrente ortografia della nostra lingua ignora diversi valori fonetici di varie vocali e consonanti affidandone la pronuncia alla competenza linguistica spontanea dei parlanti.
Ad esempio l'apertura della vocale e è segnalata solo quando la vocale è esplicitamente accentata, ma è ignorata in caso contrario. Così la pronuncia della parola chiesa di norma suona diversamente in bocca ad un settentrionale e a un toscano. La o di donna suona diversamente dalla o di dove. La i di iosa suona diversamante dalla i di riso.
Situazioni analoghe si verificano per molte consonanti: la s di sano non è la s di naso, la z di zona non è la z di azione, la n di naso non è la n di ansa.
Volendo rendere conto in modo affidabile della corretta pronuncia delle parole italiane e tantopiù di quelle dialettali bisognerebbe ricorrere a notazioni appropriate come quelle proposte dall'IPA, cosa però che le renderebbe illeggibili alla stragrande maggioranza degli eventuali lettori di questa pagina. Vari autori hanno escogitato metodi più o meno efficaci di rappresentazione dei suoni del Ferrarese. Qui se ne propone un ennesimo che permetta di evitare l'uso di digrammi, basato cioè sul principio che ad ogni suono corrisponda un'unico carattere dell'alfabeto latino eventualmente leggermente modificato o qualificato da un opportuno segno diacritico. Talora nella versione ferrarese una lettera è tra parentesi quadre per indicare che essa può essere o non essere pronunciata a seconda dei luoghi e dei tempi.
Nella pagina Piccolo vocabolario Ferrarese-Italiano si usa la stessa notazione nella presentazione di un elenco di parole ferraresi.
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Ultimo aggiornamento: Novembre 2024.