Normalmente i nomi dei monti sono costituiti da una coppia di termini di cui il primo specifica che si tratta di una altura e il secondo rappresenta l'identificatore specifico
dell'entità geografica individuata. Ad esempio Monte Bianco, Monte Rosa, Monte Vulture.
Molto spesso questa coppia è una diplologia, cioè le etimologie di entrambi i termini sono riconducibili allo stesso significato di altura.
Un caso tipico è il nome siciliano tradizionale dell'Etna, cioè Mongibello, che è formato da due elementi: mon derivato dalla base latina mont,
di significato immediatamente comprensibile ai parlanti, e dalla base araba gebel, che pure significa monte, ma il cui senso non è più compreso
dai parlanti e che viene interpretato come nome proprio dell'altura. Quando poi si perde la capacità di percepire le due componenti, può capitare di
avere esiti come Monte Mongibello.
Spesso inoltre il secondo termine, di senso non più compreso, con paraetimologia spontanea viene ricondotto ad una voce più comprensibile, talora con storpiamento più o meno forzato. È il caso, ad esempio del Monte Rosa, che non è rosa per niente. Il termine rosa è riconducibile alla voce reusa, riscontrata nell'antico dialetto Walser, che significa ghiacciaio. Anche i numerosi Monte Cavallo non hanno niente a che fare con i cavalli. Probabilmente kaba è un termine prelatino da apparentare al latino caput = capo, testa che, come questo, può significare anche altura. Un discorso analogo vale per i numerosi Monte Capra o Monte Orso.
I casi più curiosi di paraetimologie sono forse quelli del monte Croce Rossa in comune di Usseglio (Piemonte) e Gioco del Pallone in comune di Esanatoglia (Marche). In Croce Rossa i due termini, derivanti dalla radici *krok che significa dirupo e *reus che significa cima, ma ormai priva di significato per i parlanti, sono stati resi comprensibili assimilandoli a due di significato immediato. Anche in Gioco del Pallone gioco deriva dal latino iugum = giogo e pallone è un adattamento di pala che in molti oronimi vale dirupo.
Può essere interessante osservare come in diversi casi le radici e talora anche le stesse denominazioni dei monti siano coincidenti con quelle riferite al prognatismo umano o animale. È il caso, ad esempio dello stesso termine monte che non a caso assomiglia al termine mento. In effetti monte deriva dalla parola latina mons-montis e mento dalla parola latina mentum. Entrambi i termini, come i verbi minor, emineo, immineo, promineo = sporgo, mi innalzo, sono riconducibili alla radice indoeuropea *men / *mnti = prominenza (IEW 726). La fecondità di questa radice si sviluppa in due direzioni. All'emergenza del mento o del muso animale si collega la bocca (Mund in Tedesco, mouth in Inglese) e di mangiare (Latino mando, manduco). All'esibizione del muso e quindi dei denti si collega l'idea di minacciare (in Latino minor vale mi innalzo ma anche minaccio) e dalla minaccia segue la costrizione: minare = spingere con violenza. Nel Latino medioevale menare si addolcisce e vale condurre, guidare (Du Cange).
Situazioni analoghe si osservano per i seguenti termini:
Un'altra frequente diplologia, frequente soprattutto nei geotoponimi, emerge nei nomi del tipo Bel Monte, Monte Bello, Mombello, Bel Colle, Bel Poggio, Bella Costa nei quali l'aggettivo bello
può aver senso per una lottizzazione turistica moderna ma appare strano nel linguaggio dei primi abitanti di quegli insediamenti, interessati allo sfruttamento agricolo o pastorale
e probabilmente poco sensibili agli aspetti paesaggistici. Anche nel caso di una eccezionale produttività del luogo probabilmente avrebbero scelto aggettivi di significato più diretto
come buono, ferace, ricco, grasso. Ma Monte Buono è rarissimo. E visto che c'è anche qualche caso di Pietra Buona e che pietra e ferace
appare un accostamento ossimorico, viene da congetturare che buono stia per bello, etimologicamente affine e che bello sia a sua volta sinonimo di altura, monte,
riconducibile alla radice indoeuropea *bhel / *bhle = crescere, aumentare (IEW 120-122), riscontrabile nella base celtica bal = cima e nel
Latino medioevale ballea = monte (Du Cange).
Anche i numerosi Monteleone sono troppi per essere dovuti a supposti Leone originari signori del luogo, cosa che richiederebbe una frequenza impensabile del nome
Leone tra gli antenati degli Italiani. Può darsi che qualcuno si sia effettivamente chiamato Leone; può anche darsi che un leone apparisse nello stemma nobiliare di qualche signore;
può ancora darsi che leone sia una italianizzazione del termine germanico lehen = feudo. Ma probabilmente leone è da derivare dalla radice indoeuropea
*leu = pietra (IEW 683) e Monteleone è un'altra delle numerose diplologie che si riscontrano negli oronimi.
Nel seguito i riferimenti alle radici indoeuropee rimandano a
Indogermanisches etymologisches Wörterbuch di J. Pokorny, citato come IEW,
in cui sono disponibili molti esempi e trascrizioni fonetiche più accurate.
I riferimenti al Latino dei documenti medioevali derivanti da varianti popolari del Latino letterario classico o dalla latinizzazione di termini
importati da altre lingue rimandano al Glossarium mediae et infimae latinitatis
di Charles du Fresne sieur du Cange, citato come Du Cange.
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